domenica 29 aprile 2012

Stealth: una piattaforma, 30 canali di vendita

Dopo aver parlato di Smashwords in un precedente post è ora tempo di affrontare il tema della distribuzione digitale alle nostre latitudini. Come pubblicare la propria opera autoprodotta su Internet? Quale strumento garantisce il massimo vantaggio col minimo sforzo? A chi bisogna rivolgersi? La risposta è sempre la stessa: Stealth.

Si tratta della piattaforma di distribuzione digitale di Simplicissimus Book Farm, gruppo italianissimo - nonostante il nome - nato nel 2006 e orientato al futuro dell'editoria. Grazie a Stealth è possibile caricare su Internet il proprio libro autoprodotto e stabilirne prezzo, politica di protezione (Watermark, DRM), accessibilità, e così via. Il titolo viene poi distribuito a quasi una trentina di siti Internet specializzati nella vendita degli ebook, tra i quali vi sono: Amazon Kindle Store, BOL.it, IBS.it, MediaWorld.it, libreriauniversitaria.it, Ultima Books e molti altri (vedi lista).

Il principale vantaggio è dato dal non doversi iscrivere a ogni singolo sito Internet per distribuire la propria opera su più canali di distribuzione; inoltre, grazie alla centralizzazione garantita da Stealth, è possibile tenere sotto controllo prezzo e andamento delle vendite da un'unica finestra - un resoconto viene spedito via e-mail alla fine di ogni mese.

A proposito di vendite: i ricavi dell'autore ammontano al 60% del prezzo di copertina, dato che il 30% va al portale sul quale l'ebook viene venduto e il 10% rimane a Stealth. Non bisogna pagare nessuna tassa d'iscrizione, ma la piattaforma richiede l'acquisto di un codice ISBN - anche se ne avete già uno - al costo di 4 euro (si paga tramite Paypal). Nel caso ne abbiate bisogno, inoltre, vi sono diversi servizi supplementari a pagamento.

Stealth, ad esempio, accetta solo file EPUB e non dispone di uno strumento come il Meatgrinder di Smashwords per convertire i file dal formato .doc (elaborati quindi con Microsoft Office Word); bisogna pertanto ingegnarsi col fai da te e seguire qualche guida online - ne ho parlato qui - o investire del denaro e affidarsi a loro.

Da notare che per schiarirsi le idee gli autori autoprodotti possono far riferimento direttamente al sottoportale SBF Narcisssus (Self Publishing Made Serious) e all'interessante lista di Frequently Asked Questions che spiega dettagli, condizioni e servizi a loro disposizione.

Il successo di Stealth è ormai un fatto assodato nel campo della distribuzione digitale su mercato italofono. Essa viene in aiuto non solo delle Penne Indipendenti, ma anche degli editori tradizionali: sono più di 300 ad averlo scelt per la gestione dei propri ebook.
Ulteriori informazioni sul funzionamento di Stealth in questo videotutorial:


mercoledì 18 aprile 2012

La micronarrativa di Andrea Maggiolo

L'autoproduzione letteraria è spesso sinonimo di libertà. L'autore è libero di scegliere e imporre un prezzo, è libero di pubblicizzare l'opera come meglio crede, è libero di diffonderla su tutti i canali che preferisce.

La libertà, tuttavia, coinvolge anche la forma nella quale si presenta il testo, e non solo la sua commercializzazione. Una raccolta di descrizioni di personaggi fittizi della lunghezza massima di 140 caratteri, ad esempio, avrebbe minime possibilità di pubblicazione nel mondo dell'editoria tradizionale, ma grazie alla filosofia imposta da una rete sociale come Twitter è riuscita a generare un notevole seguito nel giro di pochi mesi.

È nato così "Micronarrativa - Vite in 140 caratteri", progetto fondato da Andrea Maggiolo che in tre anni è passato dalla semplice diffusione su Twitter alla collaborazione con il fumettista Riccardo Guasco e la pubblicazione digitale grazie a Libellula Edizioni.

L'esperienza di questa Penna Indipendente italofona (da qui l'etichetta) ci insegna soprattutto tre cose:
  • le nuove reti sociali possono dar vita a nuove forme di comunicazione scritta e non rappresentano solamente un canale per la promozione dei propri testi. La forma adottata da Maggiolo su Twitter ha il sapore della prosa, una lieve nota di poesia e il retrogusto dell'haiku;
  • la brevità imposta da Twitter ha costretto l'autore a creare caratteri dotati di un retroterra e uno spessore culturale in pochissime battute. Alcune sue descrizioni valgono più di tante pagine lette sui manuali di scrittura;
  • il progetto ha premiato l'originalità e l'inventiva dell'autore, ma è stata Internet a permettergli di farsi un seguito, come dimostrano gli oltre 6790 seguaci del suo profilo e gli articoli dedicatigli da blog e portali online.
Complimenti quindi ad Andrea Maggiolo. Personalmente spero di imparare molto da lui e dalla sua tecnica di rappresentazione dei personaggi. Cito tre esempi:
  • Vera, modella che spopola negli USA, vive all’ultimo piano di un grattacielo. Al suo villaggio ucraino solo la chiesa era più alta degli alberi.
  • California. Crisi. Bill, ex manager, ha perso tutto.Vive in un camper. Si gode l’alba, l’oceano. Almeno quelle due cose stamattina sono ancora sue
  • Italo sa altezza e peso forma dei 400 giocatori di serie A. Da quando è su una sedia a rotelle, le statistiche lo aiutano. A non pensare.
Poco più di 400 battute in tutto, ma sono sufficienti per scriverci sopra un paio di romanzi.

sabato 7 aprile 2012

Editoria sommersa e gioie della pubblicazione

Tempo di Pasqua, tempo per una nuova etichetta con la quale catalogare i post futuri. Sotto la dicitura "Blog e articoli interessanti" archivierò - indovinate un po'? - link a siti Internet che parlano di temi affini a quelli trattati in questo Bildungsblog. Ne segnalerò tre o quattro alla volta sia in italiano, sia in inglese. Tutto chiaro? Partiamo.

  • Mister Ki è il nom de plume di un blogger che racconta le proprie esperienze nel campo editoriale e mira a far luce su aspetti sommersi come la piaga dell'editoria a pagamento e la gestione di una libreria. Il suo blog, ospitato da klit.it, è all'insegna del minimalismo. Ogni argomento è suddiviso in quattro o cinque post, tutti scritti sottoforma di dialogo. Un buono spunto per capire un po' meglio la portata commerciale del prodotto libro in Italia.
  • Tim Small ha intervistato Andrew Wylie per il numero 4 di Studio, una rivista di costume. Vi state chiedendo chi è Andrew Wylie? Be', questo è proprio il titolo dell'articolo! Si tratta di uno degli agenti letterari più potenti al mondo che lavora e gestisce i titoli di decine di autori tra cui Philip Roth, Saul Bellow e Jorge Luis Borges. La conversazione spazia dal modo in cui lavora al futuro dell'editoria. Interessante soprattutto un passaggio:

    Col tempo le abitudini cambiano. L’esperienza della lettura cambierà. Ma il fatto principale non cambierà mai: le qualità fondamentali che distinguono gli autori bravi da quelli cani, la differenza tra quelli che pensano bene e quelli che pensano male, le idee potenti e le idee deboli…

    Insomma: il medium potrà cambiare, ma l'essenza stessa dei libri - forma, idee, contenuti - avrà sempre la medesima, fondamentale importanza.
  • Infine, due decaloghi firmati da BJ Gallagher (sua la Peacock Productions) e pubblicati dall'Huffington Post appena tre giorni fa. Ambedue sono legati alla pubblicazione di un libro, ma se il primo elenca dieci orribili verità correlate a questo processo, il secondo presenta dieci meravigliose verità.
    Le mie tre preferite per ogni categoria:

    Dieci orribili verità
    :
    3. Nonostante l'incremento delle vendite degli ebook, le vendite dei libri (cartaceo+digitale) stanno comunque calando.
    4. Le vendite medie di un libro sono limitate e rapide a diminuire.
    8. Nella maggior parte dei casi sono gli autori a gestire il marketing del libro, non le case editrici.

    Dieci meravigliose verità
    :
    5. I libri non sono destinati a scomparire.
    7. Se sei creativo, pieno di risorse e abituato a pensare in maniera trasversale, la pubblicazione di un libro può essere soddisfacente e appagante.
    10. Entri in contatto con le vite degli altri e fai la differenza.

mercoledì 4 aprile 2012

Passo #3: superare i pregiudizi - Mezzo decalogo

Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto più volte in commenti a favore e a sfavore dell'autoproduzione in campo letterario. In ambedue i casi aleggiano sullo sfondo dei preconcetti durissimi a morire - forse immortali - che influenzano l'opinione di molte persone. Come in un circolo vizioso questi sono alimentati non solo dai lettori, ma anche dagli autori che si lasciano affascinare dalla facilità e dall'immediatezza delle piattaforme di vendita online e dei servizi "print on demand" (POD). Altri, invece, rinunciano all'autoproduzione per timore di essere giudicati a prescindere.

Ecco perché questo post è dedicato ai cinque pregiudizi più comuni, un mezzo decalogo che vi darà un'idea dei pareri che circolano nel settore:

  • Pregiudizio #1: "L'autoproduzione è la strada più semplice". No, non lo è. Fateci caso: in questo Bildungsblog ho sempre parlato di autoproduzione e mai di autopubblicazione. Come mai? Per far passare un concetto semplice ma importante: chi si autoproduce non può occuparsi solo della pubblicazione del libro, ma deve tenere conto di più fattori tra cui spiccano la correzione e l'editing dell'opera, la promozione su più canali, la distribuzione (reale e virtuale). Chi si autoproduce diviene un microimprenditore di se stesso. Non basta pubblicare: bisogna vendere e diffondere, prendersi carico di tutte le responsabilità di una qualunque casa editrice.
  • Pregiudizio #2: "Chi si autoproduce vuole fare tutto da sé". No. Il vero autore autoprodotto non salta le fasi che una casa editrice seria mette in atto prima della pubblicazione, non dice "me ne frego della grafica di copertina e appiccico la prima immagine che mi capita". Il suo compito è quello di affidare le diversi componenti di produzione a persone specializzate: il manoscritto è messo a disposizione dei lettori beta che formulano opinioni e pareri; l'editing va fatto da un editor o perlomeno da una persona con competenze e nozioni in quel campo; la copertina è assegnata a un grafico; e così via. L'autore autoprodotto costruisce intorno a sé un universo di professionisti che rimpiazzano i servizi offerti da una casa editrice.
  • Pregiudizio #3: "Chi si autoproduce lo fa perché è stato rifiutato da tutti gli editori". Non necessariamente. Questo pregiudizio è prodotto dall'idea che l'autoproduzione sia una via di fuga, un piano B, e non una vera e propria alternativa alla strada tradizionale. C'è chi scrive romanzi di un genere talmente di nicchia - ipotizziamo: bizarro fiction - che non tenta neanche di proporre il manoscritto a una casa editrice, preferisce fare affidamento sulle sue reti di contatto (forum, gruppi di interesse,...). Oppure c'è chi sceglie di proporre il proprio manoscritto a diversi editori e, dopo aver ricevuto alcune risposte positive da parte di piccole realtà locali e delle porte in faccia dai grossi nomi dell'industria, si decide a tentare la strada dell'autoproduzione poiché ritiene di ottenere più vantaggi.
  • Pregiudizio #4: "Chi si autoproduce odia l'editoria tradizionale". Non è quasi mai vero. Questa convinzione nasce dal fatto che i più popolari autori autoprodottisi negli Stati Uniti raccontano delle decine di rifiuti che hanno ricevuto da agenti ed editori prima di decidersi di mettersi in proprio. La storia di alcuni di loro (ad esempio Amanda Hocking di cui abbiamo parlato qualche post fa) dice però il contrario: dopo aver ottenuto il successo grazie all'autoproduzione, questi hanno accettato le offerte di pubblicazione di grossi gruppi editoriali.
  • Pregiudizio #5: "I libri autoprodotti sono pieni di errori, fanno schifo e puzzano pure un po'". Questo può essere vero nel caso di libri autopubblicati (la maggioranza), ma le probabilità calano nettamente nel caso di libri autoprodotti - vedi la differenza al pregiudizio #1. Chi si autoproduce dedica tempo e impegno al manoscritto affinché esca in una forma il più professionale possibile; chi si autopubblica, invece, ha fretta di ricevere il prodotto stampato e salta i passaggi fondamentali.
In conclusione possiamo dire che la maggior parte degli autori autoprodotti sa che è impossibile competere con i mezzi di una grossa casa editrice, ma ha la possibilità di giocarsela alla pari con piccole realtà regionali che non godono di grossi canali di distribuzione. L'autore autoprodotto sa che dovrà impegnarsi a fondo, investire denaro e informarsi su tutti i fronti per avere una speranza di affermarsi. Se cercate un'esperienza innovativa e formativa allo stesso tempo, l'autoproduzione fa per voi.

domenica 1 aprile 2012

Passo #2: autocorrezione con aiuto robotico

Autocorreggere un proprio testo è difficile. Per quanto si possa leggerlo o rileggerlo, state certi che ci saranno imperfezioni stilistiche, errori e refusi che vi continueranno a sfuggire. Le cose a cui fare attenzione, inoltre, sono così numerose che si rischia sempre di privilegiare un aspetto (ipotizziamo: la sintassi) e scapito di un altro (il lessico).

Se avete letto il decalogo al passo #1 avrete intuito che l'ideale è rileggere il testo X volte, dove X è il numero di campi in cui pensiamo che il nostro stile possa peccare: se vogliamo elevare il rango sociale di un nostro personaggio, ad esempio, dovremmo almeno rivedere la descrizione, il comportamento e i suoi dialoghi prestando particolare attenzione alla struttura delle frasi e al vocabolario. Per evitare gli errori e i refusi, inoltre, il consiglio base è quello di rileggere il brano al contrario, così che il senso delle frasi non distolga l'attenzione.

Ma talvolta tutto ciò non è sufficiente. Siamo così consapevoli di quello che abbiamo scritto che nella nostra testa sappiamo già come suonerà la prossima frase, un'anticipazione che non ci aiuterà nel nostro compito. Estrapolando la frase dal contesto, però, l'errore o l'imperfezione balza subito all'occhio; è per questo motivo che ritengo fondamentale sfruttare i metodi di ricerca automatica del testo per individuare subito i punti deboli. Ecco come risolvere quattro tra gli errori più comuni che possono affliggere un testo:

  • Quante volte vi è capitato di schiacciare senza accorgervene due volte il tasto spazio anziché una? Per evitare di perdere qualche diottria andando a caccia dell'errore, basta aprire la ricerca automatica di testo e schiacciare due volte la barra spaziatrice; poi, nello spazio introdotto dalla dicitura "sostituisci con" sarà sufficiente premere una volta il tasto spazio. In questo modo tutti i doppi spazi presenti nel brano verranno dimezzati in pochi secondi;
  • per evitare di usare le "d" eufoniche bisogna cercare nel testo le seguenti particelle: "ad", "ed" e "od". La norma prevede l'eliminazione di qualunque "d" eufonica a meno che la parola che segue non inizi per la medesima vocale della preposizione. Si scriverà quindi "ad Alessandria", ma non "ad Empoli". Io mantengo comunque un'ccezione: "ad esempio", perché "a esempio" mi suona veramente male;
  • per eliminare gli avverbi che appesantiscono il testo è buona abitudine cercare la particella "mente" così da individuarli in pochi clic. La frase "Gianni camminò velocemente verso la porta" può diventare "Gianni camminò spedito verso la porta" o "Gianni si catapultò verso la porta", a dipendenza del gusto personale e del contesto;
  • spesso si ha la tendenza a esagerare con gli articoli possessivi. La frase "Giulia si siede e accavalla le sue gambe" diventa "Giulia si siede e accavalla le gambe". Se si riscontra un problema di questo tipo nel nostro stile, bisogna selezionare gli aggettivi da ricercare (mio, tuo, suo,...) e eliminare quanto di superfluo.
Questi quattro esempi solo per mostrarvi che la ricerca automatica può aiutarvi a evidenziare le pecche che possono sfuggire alle diverse riletture. L'importante è categorizzarle e, se possibile, sviluppare un percorso di ricerca per individuarle in maniera rapida. A questa pagina trovate alcuni codici per perfezionare la vostra caccia alla parola su Microsoft Office Word 2007. 
 
Un'ultima nota: passate sempre in rassegna il vostro testo con l'aiuto di un correttore automatico prima di considerare conclusi i lavori. I refusi e gli errori di battitura possono essere il vostro peggior biglietto da visita.